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232 | ATTO QUARTO |
Porgimi nel grand’uopo. Ah come tosto
Apprende il cor della grandezza il peso!
(parte, seguita da Pisistrato
SCENA V.
Artemisia ed Euriso.
Euriso Non apprezza un pastor chi sale al trono.
Artemisia. Un pastor vago d’ammirar grandezze,
Può dilettar nella corona il guardo.
Euriso Te sol miramdo il mio desir si appaga.
Artemisia. In me non vedi che un lugubre oggetto
Di pietà, di dolor.
Euriso Veggo ed ammiro
Una donna regal, che più del trono
Del proprio cor la libertade apprezza.
Veggo un’anima grande ad opre intenta
Di pietade, d’amor. Veggo un esempio
Di costanza e di fè. Chi veder brama
Sogli, scettri, grandezze, e gemme ed oro,
Nel vasto mondo può saziar il guardo;
Ma chi di gloria e chi d’onor si pasce
Vegga Artemisia, e la virtute onori,
Artemisia. Guardie, attendete sulle soglie il cenno.
(le Guardie si allontanano
Mi ami, Euriso?
Euriso Tel dissi.
Artemisia. Hai tu coraggio
Di assicurarmi dell’amor che vanti?
Euriso Imponi pur. Che non farei, regina,
Spinto dal sommo rispettoso affetto?
Artemisia. Odi il mio cenno, e ad obbedir ti appresta.