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ARTEMISIA 231
Di vederti felice, e il timor giusto

Che su te cada la rovina estrema.
Odimi; forse l’ultima ora è questa,
Che parlo amico d’Artemisia in faccia:
Mi soffristi abbastanza. Al nuovo sole
Non sarò qual mi vedi. Addio, regina;
Se il fulmin cade che nell’aria pende,
Non dolerti di me, nè del destino. (parte

SCENA IV.

Artemisia, Eumene, Pisistrato, Euriso, Guardie e Popolo come sopra.

Euriso Fa che s’arresti il temerario audace, (ad Artemisia

Artemisia. La ragion delle genti oltraggiar vieta
Ospite, ancor nemico.
Euriso   Ah, chi ti accerta
Ch’egli usi teco d’onestate il dritto?
Artemisia. Vegliate, amici, alla comun difesa.
Tu vanne, Eumene, ad occupar la reggia,
Che impaziente rivederti aspetta.
Eumene. Reggi tu i passi miei.
Artemisia.   No, mi precedi.
Tua sia la pompa, e il popolo a te sola
Alzi le grida e gli amorosi voti.
Sia Pisistrato teco; ei non mi sembra
Compagnia a te discara.
Eumene.   A me fia sempre
Caro quel che a te piace. Il merto, il pregio,
Con la tua stima e il tuo voler misuro.
Pisistrato. (Le mie speranze non tradisca il fato).
Artemisia. Precedetela, guardie; e voi, servite
(a’ Grandi del regno i quali con le Guardie si pongono in marcia
Della vostra sovrana ai regal cenni.