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ARTEMISIA | 227 |
Venir farò della gran porta intorno.
Assalita la guardia, aperto il varco
Entrar potrà l’esercito raccolto,
Ed io medesmo, nei maggior perigli
Guiderò l’oste fra le stragi e il sangue.
Lisimaco. Ma perdona, signor...
Farnabaze. Vanne, eseguisci.
Lisimaco. (Oh infelice condizion de’ servi,
Un tradimento a favorir costretti!) (parte
SCENA II.
Farnabaze solo.
Ma l’altra pur non si abbandoni. Amore
Tra gl’insulti e gli sdegni in me non langue.
Amo la donna per affetto insana,
Che disprezza fortuna, odia la vita,
E cede un regno per seguire un’ombra.
La passione che l’opprime è degna
Più di pietà che di vendetta, e provo
Dolor, usando violenza seco;
Ma se ostinata le ripulse adopra,
A che gettar della clemenza i doni?1
Invan sperai, del giovane pastore
Per me piegasse la regina ai voti.
O far nol seppe, o m’ingannò l’audace,
O non prestogli la superba orecchio.
Si pentirà chi d’abusare ardisce...
Escon le guardie. Il mormorio festoso
L’atto fatal già consumato addita.
- ↑ Nell’unico testo che abbiamo di questa tragedia, nell’ed. Zatta, manca qui il punto interrogativo.