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226 ATTO QUARTO
Farnabaze. Trovami Clorideo.

Lisimaco.   Questo fedele
Amico suo, che in suo poter fidando
Te mosse a dura, perigliosa impresa,
Or lungi teme dal desìo l’effetto.
Vede dal meditar quant’è diverso
Le macchine eseguir. Que’ stessi amici
Che promesso gli aveano armi ed armati,
Avviliti si sono, e, sia l’affetto
Per la loro regina od il timore
Di cader sotto a giusta ira possente,
La maggior parte altro partito ha preso.
Tardi prevede Clorideo dolente
De’ mal diretti suoi consigli il danno.
Pensa alla tua salvezza; ei queste chiavi
Per mia mano t’invia. S’apre con esse
Segreto varco in quella tomba ascoso,
E una porta dischiusa all’altra è guida,
Che può al periglio agevolar lo scampo.
Farnabaze. Non penso a fuga, ma a vendetta e strage.
(prendendo le due chiavi
Sia regina Artemisia o regni Eumene,
L’una e l’altra al mio piè dovrà deporre
Lo scettro e il vacillante diadema.
Lisimaco. Tu minacci, signor, fra’ tuoi nemici,
E al tuo periglio provveder non pensi?
Farnabaze. Va, Lisimaco, tosto, e i cenni adempi
Di uno, cui se tuo re mirar ti è dato,
Larga mercede alla tua fede avrai.
Esci cauto all’aperto. I miei guerrieri
Sparsi ad arte in più luoghi al piano e al monte
Raccogli, unisci, e al declinar del sole
Movano il piè d’Alicamasso ai muri.
Io cinquecento che introdur potei
Col falso nome di compagni e servi,