Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXV.djvu/220

216 ATTO TERZO
Per me salvar dal minacciato eccesso,

Movesse il padre ad esiliare il figlio.
Ma farei torto alla memoria illustre
Di un sì amabile re, qualor temessi
Stato gli fosse al sangue suo sì crudo.
Ma geloso il suo cor del mio destino
Non poteva fra i due scegliere il peggio,
Perdendo il figlio per salvar la sposa?
Se trovata mi fossi io nel cimento
Di dovermi privar di figlio o sposo,
Sul mio tenero cor chi vinto avrebbe?
Ahimè! nol so. Più che ragioni io cerco
Per disperar, più mi lusingo e tremo.
Ecco colui che (sia per arte o caso)
Mi risvegliò l’amara speme in seno.
(guardando fra le scene
E pur m’alletta il rivederlo in volto.
Quasi direi che di natura i moti
Presagissero in lui l’amato figlio....
Ma qual vana lusinga il sen m’ingombra?

SCENA VI.

Euriso e detta.

Euriso Regina, intesi un ragionar confuso

Che mi fa dubitar di tua salvezza.
Par che alcuno cospiri ad usurparti
La corona o la vita. In più d’un labbro
Senti il tuo nome risuonar con sdegno.
Per le vie, per le piazze, e fin nel centro
Della stessa tua reggia il popol misto
Unirsi io vidi e favellar segreto,
E alzar le mani e minacciar col guardo.
Credimi, avuto avrei coraggio in petto