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ARTEMISIA 213
Va, prepara le vittime e gl’incensi,

Ardano l’are, e di Sabei profumi
S’empia l’aere d’intorno. I sacerdoti
L’auree tiare ed i gemmati arnesi
Vestan pomposi, e d’oricalchi il suono
Gii spettatori alla grand’opra inviti.
Pisistrato. Ubbidita sarai. Lascia ch’io possa
Darti primiero di regina il nome,
E la destra baciar che dee lo scettro
Stringere e regolar di Caria il freno.
A quest’atto solenne ah non ritardi
Succeder l’altro, che prometta al regno
Con le tue nozze il successor bramato.
Eumene. Oda il Cielo i tuoi voti.
Pisistrato.   Al trono ascesa
Non ti scordar di chi ti piacque un giorno.
Eumene. Farmi non dee la mia fortuna ingrata.
Pisistrato. Posso dunque sperar?
Eumene.   Colui disperi
Che non ha merto; il tuo bel cor m’è noto.
Pisistrato. Basta così; tanto di speme acquisto,
Che alimento non perde il cor bramoso.
Volo i tuoi cenni ad adempir. Seguite,
Guardie, i miei passi. Ah della Caria il fato
Fausto risponda ai tuoi desiri e ai miei.
(parte con le Guardie, ed entrano nel tempio

SCENA III.

Eumene sola.

Ma come in me questo desìo di regno

Nacque e crebbe in un punto! Io fino ad ora
Lungi fui tanto dal pensier del trono,
Quanto l’un polo dal contrario è lungi;