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194 ATTO PRIMO
Euriso   Non merta meno

li tuo gran cor, la tua bontà, l’amore
Con cui tratti i vassalli, e me infelice
Accor ti piacque ed onorar col guardo.
Artemisia. Volgi ad altr’uopo gl’innocenti uffizj.
Non ascoltan gli Dei le preci umane,
Se alla pietà l’altrui voler contrasta.
Euriso Pon tuo malgrado serenar quell’alma.
Artemisia. Tardo è il suffragio e la speranza vana.
Euriso Non è van lo sperar fin che si vive.
Artemisia. Odio la vita e migliorar non curo.
Euriso Tanto ti affliggi pel consorte estinto?
Artemisia. Il consorte ed il figlio in cor mi stanno.
Euriso L’uno e l’altro del par tu credi estinti?
Artemisia. Ah sì: dell’uno in fra que’ marmi oscuri
Si raggira lo spirto e il cener giace;
E dell’altro, che il Ciel mi tolse in fasce,
Odo i gemiti ancor d’intorno al core.
Euriso Lo vedesti spirar?
Artemisia.   No, la pietade
Del consorte vietommi il duol feroce.
Euriso Vivere non potria?
Artemisia.   Lusinghi invano
Il materno dolor.
Euriso   Testè nel tempio
Parvemi udir dai sacerdoti uniti
Vittime offrir per la sua vita ai Numi.
Talete interrogai. Cauto rispose,
Ma mi fe’ dubitar.
Artemisia.   Qual ria mercede
Offri alla mia pietà, velen spargendo
D’angoscioso desìo sul core afflitto?
Euriso Perdonami, reina; all’ara innante
Tra il fervor de’ miei voti udir mi parve
Una voce del Ciel, che del mio prence