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192 ATTO PRIMO

SCENA VII.

Clorideo, poi Artemisia e Guardie.

Clorideo. Cede al pubblico bene ogni diritto

Di privata ragion. Ma dalla tomba
Veggo uscir la regina. Guardie, entrate.
(escono le Guardie
Artemisia. Ora per poco il mio dolore è pago.
Co’ miei caldi sospiri il cener scossi,
Lo baciai riverente, ed una voce
Parvemi udir che mi dicea: ciò basta.
Clorideo. Deh questa voce ti ripeta al core:
Basta, basta il dolor, ti basti il pianto.
Abbi pietà di noi, se di te averla
Niegati il primo radicato affetto.
Artemisia. Non parlarmi di sposo.
Clorideo.   E vuoi che il regno?....
Artemisia. Dov’è il pastor che qui poc’anzi io vidi?
Clorideo. Che ti cale di lui? Passato è al tempio.
Artemisia. (La bell’alma dimostra il vago aspetto).
Clorideo. Regina, il prence Farnabaze, il forte
Condottier dell’esercito persiano,
A te sen vien.
Artemisia.   Quale desìo lo sprona?
Clorideo. La sua mente m’è ignota.
Artemisia.   Ad esplorare
Manda alcuno i disegni. Io non l’ascolto
Se di nozze mi parla.
Clorideo.   Il prence è tale
Che non puoi ricusar senza periglio
D’ascoltare i suoi detti.
Artemisia.   Ebben, si ascolti.
Qui di Mausolo in faccia ergasi il trono;
Quivi l’ascolterò. Sia meco Eumene,