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186 ATTO PRIMO
Questa risposta dell’Oraeoi diede:

Tremi la madre dell’amor del figlio.
Pensa tu se restaro ambi dolenti,
E se la gioia si converse in pianto!
Vincer volea con la costanza il duolo
La prudente reina, ai detti oscuri
Minorando la fè. Ma il debol rege
Ora temea nel pargoletto infante
Un rivale nutrir, che un dì potesse
Di sacrilego ardor destar le fiamme;
Or temea che Nicandro (è questi il nome
Di quel misero prence) ardesse un giorno
D’altro vil foco ingiurioso al regno;
Indi non so se più caparbio o amante,
Al suo timor sacrificato ha il figlio.
Ma si appressan le guardie. La reina
Ecco si avanza. Scostati.
Euriso   Non lice
Mirar d’appresso la reina augusta?
Talete. Lice altrove mirarla. Intorno al tempio
Fuor che i soli ministri altr’uom non soffre.
Euriso Mi celerò fra i sacri marmi.
Talete.   Parti,
Euriso Ma se io parto, l’incontro.
Talete.   Ah fui pur stolto
Trovar sperando in un pastor rispetto.
Euriso Non ti pentir d’essermi stato umano.
Talete. Celati.
Euriso   Obbedirò. (si ritira
Talete.   Non me n’avvidi
Che fuggivami il tempo. Il parlar seco
Dolce cosa pareami, e a parte il resi
In brievi note degli affar del regno.