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ARTEMISIA 185
La greggia un dì. Lungi dal patrio ciglio

La consegno a un pastor. La via ricerco
Che conduce alla reggia, e a stento alfine
Ritrovarla mi è dato. Un sol momento
Niego alle membra di riposo. Il piede
Inoltro al tempio. Curioso il guardo
Vuo’ fissar nella tomba, e tu mel vieti?
Talete. Frena lo spirto intollerante. Aspetta
L’ora opportuna a soddisfar tua brama.
Benché nato fra’ boschi, hai tale esterna
Apparenza gentile e mostri in seno
Un sì nobile ardir, che ad appagarti
In me il potere e l’amicizia impegna.
Io custode del tempio a parte a parte
Dell’alta mole spaziosa, altera,
La esterna pompa e l’intima bellezza
Farò che all’occhio tuo svelata sia.
Ma per or non è tempo. La dolente
Nostra reina si attende. Ella due volte
Per ciascun giorno visitare ha in uso
Questa tomba funesta; e i marmi bagna
Di larghissimo pianto, e il cener freddo
Dell’estinto consorte agita e scuote.
Euriso Se tanto l’ama dal suo fral disciolto,
Qual avrà amato il caro sposo in vita?
Talete. Non si potrebbe immaginar l’eccesso
Del reciproco affetto. Àrdeano entrambi
L’ultimo giorno come il dì primiero.
Euriso E prole a lor non ha concesso il Cielo?
Talete. Ah sì, pur troppo! Nove lune appena
Dopo il casto Imeneo, la regal donna
Diè alla luce un bambin. Bramoso il padre
Di consultar sul pargoletto i Numi,
Offrì vittime e incensi al sagro altare;
E il sacerdote al sacrifizio eletto