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184 ATTO PRIMO
Nella mesta regina il duol, l’ambascia.

Ma chi è il pastor che arditamente avanza
Nel vestibulo il piede?

SCENA II.

Euriso e detti.

Euriso   Invan la fama

Del superbo edifizio altrui non empie
Di bramoso stupor. (avanzandosi guardando il Mausoleo
Talete.   Fermati; il passo
A te non lice d’inoltrar.
Euriso   Perdona.
Tu ch’all’aspetto e al ragionar tuo grave
Uom rassembri del tempio, a me concedi
Appagare il desìo che qua mi trasse
Dalle inospite selve.
Talete.   E che ti spinse
Alla reggia di Caria?
Euriso   Anche ai remoti
Più scoscesi dirupi, ov’io di latte
Pascomi e d’erbe e di silvestri poma,
Della tomba regal si è sparso il grido.
Nè Caria mai, nè Cappadocia, o Lidia,
Nè l’Ionia, o la Grecia, o il Perso impero
Con maggior pompa consacrar mai vide
La memoria dei re. Tai voci intesi
Risuonarmi all’orecchio. Ho un cuore in petto
Di mia sorte mal pago, e le bell’opre
Mi appagan sì che vagheggiarle aspiro,
Non senza speme d’imitarne un giorno
I più saggi cultori. Il vecchio padre
Penetrò il mio desir: ma invan si oppose
All’ardito disegno. Ei mi confida