Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXV.djvu/176

172 ATTO QUINTO
Gli opportuni consigli

Usare ancor per moderarlo. Eppure
Se aver compagni alle sventure è spesso
Un conforto agli afflitti, ecco, mirate
La regina Talestri
Prigioniera fra ceppi.
Talestri.   Il mio rossore
Supera ogni altra pena.
Ardena.   Ah! che il vedermi
Agli uomini soggetta è smania tale,
Che la morte sarebbe il minor male.
Rossane. Chi mendica il conforto
Dalle sventure altrui, vegga in Rossane
Una donna infelice,
Cui la pace del cor sperar non lice.
Statira. No, Rossane, t’inganni, il tuo dolore
Non uguagliasi al mio. Tu speri ancora,
lo per sempre ho perduto
La ragion di sperar. Mi chiede il padre
Vendetta e non amor. Finche non vedo
Sparso del traditore il sangue infame,
Non ascolto del cor tenere brame.
Ecco l’ara, ecco il Nume. Il giuramento,
Gran genitore, accetta.
Giuro la tua vendetta. (s’odono tuoni, e si vedono
lampi; trema il tempio, si oscura la scena
Oimè, tu sdegni,
Padre mio, le mie voci? 1 voti miei
A te cari non sono?
L’amor mio ti sdegnò? Padre, perdono.
Oimè! (s’apre la tomba
Barsina.   Ahi qual spavento!1
Alessandro. Ecco l’ombra di Dario.

  1. Così nel testo.