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170 ATTO QUINTO
Di placare quel cor, di farmi degno

D’immortal gloria restituendo un regno1.
Toglietemi dagli occhi
Lo spettacolo orrendo. Il teschio illustre
Nella tomba si rechi
Dei sovrani di Persia. Innanzi al regio
Mausoleo si preparino
Due magnifici altari:
Uno eretto alla pace,
E l’altro alla vendetta.
Besso inumano, aspetta,
Che dell’opera tua barbara, indegna,
Sia la morte crudel mercè condegna.
Tergi le belle luci,
Sventurata Statira. Al tempio andiamo:
Noi sovrani, noi re, mortai pur siamo. (parte
Statira. Deh chi di voi m’aita,
Onde mover il passo?
Efestione.   A lei porgete
Opportuno soccorso. (alle Guardie, che assistono Statira
Statira.   Oh Dei! perdute
Ho le belle speranze. A me non lice
In sì funesto evento
Più di nozze parlar. Rossane, oh Dio!
Abbi almeno pietà del dolor mio.
(parte sostenuta da Guardie
Rossane. Sì, pietade risento,
Benché siami rivai.
Efestione.   Pietoas a tutti
Ti mostrerai, Rossane,
Fuori che a me?
Rossane.   Ma ti par questo il tempo
Di rinnovarmi i tuoi deliri? Ah taci,
Io non posso soffrir gli amanti audaci. (parte

  1. Così nel testo.