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166 ATTO QUINTO
“È il poeta Lisimaco, il più vero

“Adorator sincero
“Del tuo valor, di tua pietà; colui
“Che ad ogni tua vittoria ebbrio festante,
“Canta, esulta, si gloria, ed è baccante.
Ora di’, che rispondi?
Policrate.   A’ piedi tuoi,
Alessandro, mi getto, e ti confesso
L’odio contro di te. Del tuo maestro
Son nemico giurato, e in grazia sua
Senza ragione alcuna
Abbonisco il tuo nome e tua fortuna.
Alessandro. Perfido, si rinchiude
In questo vetro infame
Forse la tua vendetta?
Policrate.   Ah! no, signore;
Dammelo e in tua presenza
Voglio in questo provar la mia innocenza.
Tutto lo beverò. (beve
Alessandro. Fermati; e avesti
(lo trattiene dopo che ha bevuto un poco
Malgrado l’odio tuo tanta virtute,
Di recar i suffragi a mia salute?
Policrate. Questo poi no. Confesso (si alza
Franco la verità; se risparmiarti
Ho saputo la morte; alla tua vita
Non per questo pensai. Nel picciol vaso,
Signor, te ne assicura,
Poco vino meschiai con acqua pura.
Alessandro. Perchè valerti insano
D’invezion sì triviale?
Policrate. Per non farti, signor, nè ben, nè male.
Alessandro. Vanne, tu non sai essere,

Nè innocente, nè reo. L’odio che avesti
Contro di me, compensa