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GLI AMORI DI ALESSANDRO 165
Non ricuso il bel don. (a Niso) Recami, o saggio,

I tuoi farmaci egregi; è a te già nota
La cagion dell’interno ardor ch’io sento, (a Policrate
Policrate. (No; capace non son di un tradimento).
Alessandro. Hai rimedio opportuno?
Policrate.   Eccolo, o sire,
Questo ti gioverà. (gli dà un vasetto di licore
Bevilo in faccia mia.
(una Guardia dà un foglio a Megabise
Megabise. Questo foglio, signor, a te s’invia.
Alessandro. Da chi?
Megabise.   Un Perso lo diede,
Poscia involò da questo campo il piede.
Alessandro. Leggasi, (legge piano) (Oh dei! che sento?)
Dimmi tu, qual t’appelli? (a Policrate
Policrate.   Policrate son io.
Alessandro. Parla il foglio di te.
Policrate.   Se mai gli audaci...
Alessandro. Non rispondere ancor. L’ascolta, e taci. (legge
“Alessandro, ti guarda
“Da un medico sospetto,
“Che Policrate ha nome. A te nemico
“Si è mostrato mai sempre. In festa e in gioco
“Fu allor, che ti suppose
“Dolente, perditore, e fu veduto
“Nei giorni a te infelici
“Vestir in gala, e banchettar gli amici.
“All’incontro qualora
“De’ tuoi prosperi eventi
“Sentiva a ragionar, pallido in viso
“Di venia pel dolor. Le notti intere
“Bestemmiando vegliava. E fin tre giorni,
“Quando in Persia facesti il primo acquisto,
“Piangere in casa e digiunar fu visto.
“Quel che di ciò ti avvisa,