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160 ATTO QUINTO
Giurar novella fede

Senza prima tradir chi a lui la diede.
Tu sei figlia di re. Figlia son io
D’un illustre guerrier. La sorte ingrata
Del poter d’Alessandro
Schiavi rende i vassalli; e tu medesma
Tal sarai, se l’affetto
Non favella in tuo pro. Pensa, Statira,
Al periglio in cui vivi; usa pietade,
Se ti cal di ottenerla. In libertade
Del macedone eroe si lasci il core,
E del nostro destin decida amore.
Statira. Alessandro dov’è?
Rossane.   Dolente, afflitto
Lo lasciai fra i soldati.
Statira.   E perchè afflitto
Fra le palme e i trionfi?
Rossane.   Acuto dardo
Punsegli il manco lato,
E si teme quel dardo avvelenato.
Statira. Dubbio tal d’onde nacque?
Rossane.   Estratto a forza
Dalla piaga lo strai, tutte s’intese
Le membra intirizzir. Scorrer pel sangue
Parvegli udire un foco,
Che avvampavagli il seno a poco a poco.
Alla smania, all’affanno,
Sopraggiunse il sopor. Livido in volto
Gli occhi tenea socchiusi, e di sua vita
Fece ognun dubitar. Taluno accorse
Con spiritosi arcani
Ad offrirgli riparo, e parve alquanto
Sollevato mirarlo. I suoi guerrieri,
Intrecciati gli scudi,
Reggerlo agiatamente