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150 | ATTO QUARTO |
SCENA V.
Barsina e detti.
Uno stimolo interno
Superare mi faccia il mio rossore.
Non mi guida l’amor, ma il proprio onore.
Dimmi tu, pria che il piede
Tragga da noi lontan. Dimmi, spietato,
Perchè il mio cor tentasti
D’ingannare così? (empre a Leonato
Leonato. Non t’ingannai,
Se d’amarti, Barsina, io ti giurai.
Barsina. Ma, se mi ami, crudel, perchè a Statira
Favellare d’amor?
Alessandro. Come? che sento?
Leonato. T’inganni; alla germana
Io d’amor favellai?
Barsina. Sì, d’Alessandro
Il labbro menzogner le stesse voci
Con entrambe sciogliendo, ad ambe ingrato
L’arte crudel per ingannarci hai usato. (a Leonato
Alessandro. Con chi parli, Barsina?
Barsina. Il labbro mio
Parla con Alessandro.
Alessandro. E quel son io.
Barsina. Tu Alessandro? E costui? (accenna Leonato
Alessandro. Leonato è quello,
Principe a me vassallo.
Barsina. (Oh mio rossore!)
Leonato. Principessa, perdona...
Barsina. Ah! mentitore,
Ora scorgo l’inganno. Odimi, o sire,
Col nome d’Alessandro