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148 ATTO QUARTO
Non si perda così. Parli Talestri,

Ella sola si ascolti.
Talestri.   Oh! quai speranze
La mia patria (ormò, se unir concedi
I Macedoni invitti
Alle Amazzoni nostre! Oh! quai donzelle
Valorose sublimi
Uscirian dal mio sen, se un Alessandro
Non isdegnasse il nodo
Di Talestri che l’ama! Io nell’offrirti
La destra mia non ho rossor. Si accenda
Di vergogna plebea, chi d’amor vile
Nutrisce il cor. Me passion non sprona,
Ma desio della gloria. Amo Alessandro
Vincitor della terra, e il casto affetto
Per amor della patria io nutro in petto.
Leonato. E il mio signor dovrebbe
Dopo i primieri amplessi
La sposa abbandonar?
Ardena.   Miglior ventura
Questa fora per lui. Solete pure
Voi colle donne ingrati,
Voi languidi mariti,
Colle spose mostrare i cuor pentiti.
Alessandro. Quel che talor per sdegno
Nascere in voi potria, duro sarebbe
Per costume soffrir. Regina, il dono
Della forte tua destra
Disprezzare non so; ma ad un tal patto,
Soffrilo senza orgoglio,
Perder del cuor la libertà non voglio.
Ardena. Ecco di qual virtude
Son capaci gli eroi del viril sesso.
Ciascun pensa a se stesso,
Non alla gloria altrui. Sol dalle donne