In difesa d’Arbela; a te consegno
Le due germane principesse altere.
Vo’ che sien rispettate; a lor si renda
Il meritato onore,
Ma rispettino anch’esse il vincitore.
Tu, Leonato, conduci
Di Babilonia ai liti
I miei guerrier più arditi. Olà, Rossane (a una Guardia
Sappia che altrove il piede
Si destina portar, segua ella pure
Nel mio cocchio real le armate schiere.
Faccia ogn’un che mi ascolta, il suo dovere.
Leonato. Signor, se mel concedi,
Grazia ti chiederò.
Alessandro. Di’ pur; che brami?
Leonato. Al governo d’Arbela,
S’Efesdon l’accorda, e se a te piace,
Volentier resterei.
Efestione. Sire, non meno
Oso anch’io di pregarti. Il campo armato
Bramerei di seguire.
Alessandro. Intendo, intendo.
Uno seguir vorrebbe
Di Rossane la traccia, e l’altro aspira
Con Barsina restar. Dimmi, vedesti
Le superbe germane
Dopo le prove che ne diero ardite
Del lor furore insano? (a Leonato
Leonato. Tentai fin’or di rivederle in vano.
Alessandro. Lasciale delirar. Fuggi, e l’amore
Non seduca il tuo cor. Sì, lo confesso,
Peno anch’io nel privarmi
Della vaga Statira, e pur mi è forza
L’inimica lasciar. L’onor mel chiede,
E l’amor della gloria ogni altro eccede.