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140 ATTO PRIMO
Dell’eroe della terra

Debile il cor, nè mancatore. Un giorno
Tu m’amasti, lo so: dunque d’amore
Degna parvi ai tuoi lumi. Un Alessandro
Per chi amore non merta, amor non sente,
E quando ama una volta, in van si pente.
Lo so che. i tuoi guerrieri
Fan violenza al tuo cor. So che condanna
Talun le nozze mie. Ma tu sovrano
Non saresti di lor, se i propri affetti
Sacrificar dovessi
Al desio de’ vassalli. Ah I pensa, o caro.
Alle belle speranze,
Onde per te seguir fra le tue squadre
Lasciai la patria, e abbandonato ho il padre.
Alessandro. (Ahi! le querule voci
Mi piombano sul cor. Quanto diversa
È una bella che priega e che sospira,
Da un’ingrata che ostenta orgoglio ed ira).
Rossane, i tuoi begli occhi
Se mi piacquero un giorno, ancor non hanno
Perduto il lor poter1. Perdona, o bella,
Se cedendo al dover di buon sovrano,
Mi scostai dal tuo foco. In ogni evento
Certa di mia pietade esser tu dei,
Fosti degna d’affetto, e or più lo sei.
Rossane. Signor, quella pietade,
Di cui tu mi assicuri, aspira forse
D’Efestione al nodo
Accoppiar la mia destra? Ah! ti rammenta
Ch’io d’Alessandro non amai l’impero,
Ma il bel volto, il bel cor; se di te indegna
Credi la schiava tua, deh! ti scongiuro
Lasciami in libertà quel cor che un giorno

  1. Nel testo: potere.