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GLI AMORI DI ALESSANDRO 135
Non apparve per anco.

Leonato.   Ah! ch’io la vidi,
E mi accesi di lei. Deh! se il mio core,
Deh! se il mio sangue, indegno
Di unirsi al sangue tuo, signor, non credi,
La real principessa a me concedi.
Alessandro. Sì, Leonato, il tuo grado,
La tua fede, il valor, la regia stirpe
Di cui sei successor, merta che teco
Sia congiunto Alessandro. E qual lusinga
Hai sul cor di Barsina?
Leonato.   Ah! se la speme
Ingannarmi non tenta, io non la credo
Nemica all’amor mio. Ne’ brevi istanti
Che seco ragionai, parvemi accesa
Dal desio di piacermi, e il mio sembiante
Non dispiacque ai suoi lumi. E ver che il nome
Ad arte simulai, ma se a lei torno
A favellar sincero,
Il suo bel cor di conquistare io spero.
Alessandro. Ecco l’idolo mio. Vedi Statira,
Vedi quanta beltà! vedi se merta
Dell’imperio del mondo esser sovrana.
Leonato. Mira quanto è gentil la sua germana.
Alessandro. È Barsina colei?
Leonato.   Barsina è quella.
Alessandro. E più giovane, è ver?
Leonato.   Di’ ch’è più bella.

SCENA III.

Statira, Barsina e detti.

Statira. Signor, la tua fortuna (sostenuta, e in modo che

Barsina non s’avveda a chi parla dei due
Non isperar che favorir mai sempre