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GLI AMORI DI ALESSANDRO 133
Degna del suo bel cor. Colui che sposa

Rossane avrà, de’ miei tesori a parte
Prodigo renderò.
Efestione.   Sire, è gran tempo
Che ho l’onor di servirti. In me la turpe
Avidità dell’oro
Sai che regnar non sa. Non per l’offerta
Generosa mercè, ma perch’io stimo
Di Rossane il bel cor, perchè congiunte
Tante belle virtudi in essa io vedo,
Di Rossane la destra umil ti chiedo.
Alessandro. Sì, l’avrai, se la brami. Il tuo valore
Degno è di possederla; ella non merta
Meno del tuo valor. Di Caria il regno,
Che giovanetto ancora
Ada, illustre regina,
Adottandomi in figlio a me concesse,
Dote sia di Rossane. A lei ti porta.
Dille che se all’affetto
Ch’io nutriva per lei, ragion si oppone,
Che se ceder m’è forza
A te le luci sue vaghe e leggiadre,
Se suo sposo non son, le sarò padre.
Efestione. Sì, mio re, il suo cordoglio
Studierò di temprar. Vogliano i Dei,
Che nell’offrirle di mia destra il pegno,
Il mio core di lei non creda indegno. (parte

SCENA II.

Alessandro, Leonato e Guardie.

Leonato. Signor, quest’atto illustre

Onde vinci te stesso, ognor più caro
Alla terra ti rende. Il mondo aspettta