È una schiava vulgar, che meritato
Ha l’onor d’Alessandro. Ella ha il coraggio
D’aspirar alle nozze
Del monarca del mondo e suo signore.
Barsina. (Ah! lo diss’io che prevenuto ha il core). (da sè
Statira. Ma non temo di lei. Chi rege è nato
Sa distinguere il pregio
Di una destra real. Vederla aspetto
Tremare in faccia ad un più degno affetto.
Barsina. Mi consoli, germana. Il pio Alessandro
Ti ha svelato la fiamma
Che ora nutre nel cor?
Statira. Sì, col suo labbro
E cogli occhi languenti e coi sospiri
Mi svelò l’amor suo.
Barsina. Ah! me felice,
Se un sì lieto destin sperar mi lice.
Statira. Del tuo bel cor, Barsina,
Grata io pure ti son. Se meco parla
Il labbro tuo sincero,
Quel che a me tu dimostri è affetto vero.
Barsina. Tutto alla mia germana,
Tutto voglio svelar. Mi vide appena
11 macedone invitto,
Gli occhi tenne in me fisi, e fra se stesso
Lo sentia ragionar. Sai ch’io non soglio
Favellar francamente. Egli conobbe
Il verginal rossore,
Mi diè coraggio, e mi promise amore.
Statira. Chi?
Barsina. Alessandro.
Statira. Alessandro?
Barsina. E qual stupore?
Statira. Ti diè coraggio e ti promise amore?
Barsina. Sì; meravigli? ei forse