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120 ATTO PRIMO
Barsina. (Mi avvicina la speme a un grande impero).

Leonato. Bella, un prence di Caria
Nato di regio sangue,
So ch’è acceso di te; se non lo sdegni,
Se ricusar nol vuoi,
Supplice puoi vederlo a’ piedi tuoi.
Barsina. (Ah ingannommi il pensier!)
(da sè, mostrandosi mortificata
Leonato.   Che non rispondi?
Mi palesa il tuo cor.
Barsina.   Se mel concedi,
Libera parlerò. Credea, signore.
Che alla figlia di Dario un Alessandro
Non sdegnasse pensar; negli occhi tuoi
Parventi ravvisar per me una fiamma,
Che nascesse dal cor. Ma non avvezza
A distinguer gli affetti, in van sperai:
Io credea che mi amassi, e m’ingannai.
Leonato. Ah no, non t’ingannasti
Qualor dal mio sembiante
Di te il mio cor tu giudicasti amante;
Chi mirarti potrebbe
Senza penar, senza languir d’amore?
Chi può vederti, e non donarti il cuore?
Ti amo, ma il crudel fato
Vuolmi ancor sfortunato. Il destin rio
Forse si cangierà. Barsina, addio. (parte

SCENA III.

Barsina sola.

Barsina. Qual dubbietà importuna

Agita il di lui cor? Ah! il mio sospetto
Pavento di avverar. Mi ama Alessandro,