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GLI AMORI DI ALESSANDRO 113
Che far argine intende

Al tuo regio voler.
Statira.7 Prode Alessandro,
La virtù dove annida
Merita le sue lodi. In me tu vedi
Una figlia di Dario. Io in te ravviso
L’oppressor della Persia; ambi la sorte
Vuol che siamo nemici. Io del nemico
Odio il poter, ma la virtù rispetto.
E tu, se odii il mio sangue,
Devi in me rispettare il sesso, il grado,
Il coraggio, il valor. Se i miei tesori
Venisti ad usurpar, tu a me li chiedi;
Ti aprirò quelle soglie,
Sazierò il tuo desio, ma non ardisca
L’inospite messaggio (accennando Leonato
A una figlia regal recare oltraggio.
Alessandro. No, principessa, in vano
Avido tu mi credi: e se tal sono,
Non è l’argento e l’oro,
Ma la gloria soltanto è il mio tesoro.
Tu al militar costume
Di Leonato l’ardir perdona, o bella.
Restino in tuo potere
I tesori che vanti; e tu, Leonato,
Frena del cor la cupidigia avara,
E a rispettar le regie donne impara.
Leonato. Il rimprovero acerbo
Non credea meritarmi. Ai tuoi soldati
So che partir si suole
Dei nemici le spoglie.
Alessandro. I miei guerrieri,
Cui l’acquisto d’Arbela
Non costò sangue, nè sudor, qual premio
Aspettare si denno? Essere io soglio