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maseo citava volentieri a gloria della sua terra (Intorno a cose dalmatiche e triestine, Trieste, 1847, p. 65 segg.: Strenna dalmatica, Zara, 1847, p. 13 segg.) quei versi dove Zandira l’esalta ("In illirica terra nacqui, non lo nascondo, Ho nelle vene un sangue noto e famoso al mondo" ecc.), e allorchè nel bicentenario della nascita i Veneti d’ambedue le sponde s’unirono nelle manifestazioni d’amore al Goldoni, anche il Molmenti volle ricordare (C. G. e i Dalmati, Piccolo, Trieste, 25 febbraio 1907) il simpatico tributo d’affetto reso dal maggior figlio di Venezia a quei valorosi schiavoni che ancora nel 1797, mentre i pavidi patrizi in procinto di decretare la fine della Serenissima li avevano fatti imbarcare per togliere ogni pericolo di resistenza, spararono dalle navi un ultimo saluto alla morente Repubblica.

Anche i buoni studi, già citati, del De Frenzi, del Trompeo e di Cesare Levi ebbero primo movente la ragione politica. Scrive il primo a commento dei versi di chiusa, dove Zandira, l’eroina, inneggia alla lealtà della propria gente e alla gloria di Venezia: "E il più veneziano dei veneziani che rivolge ai custodi gagliardi e devoti dell’"adriaco impero" una parola fervida di amore e di gratitudine: quello stesso tenace amore, quella gratitudine vicendevole che troveranno il loro segno perpetuo nell’invocazione disperata dei Dalmati dopo Campoformio: "Ti con nu, nu con ti". Nè i Dalmati possono ancor oggi desiderare un elogio più caloroso di quello che il Goldoni tessè delle loro virtù native". E il Trompeo alla sua critica aggiunge: "Non ci sarebbe altro da dire, se da questa mediocre "comédie larmoyante" non si levasse su, intera e schietta, la nobile immagine della Dalmazia veneta. Storica dunque e non artistica è l’importanza della Dalmatina, e tanto più oggi E il suo studio conclude: "Non sarà stato inutile... aver ricordato che Dalmati e intendo parlare non già degl’Italiani di Dalmazia, ma degli Schiavoni proprio hanno una gentile ambasciatrice accreditata presso le nostre lettere e un valido patrono in Carlo Goldoni ". Cesare Levi, che la sua indagine estese a tutti i drammi ch’hanno dalmati tra i loro personaggi (art. cit.). notò che in essi, dal Goldoni al Dall’Ongaro (La Danae), sono messe nella luce migliore le qualità istintive della razza: ardimento che non indietreggia dinanzi alle più perigliose imprese, generosità di sentimenti e nobiltà di carattere, e sopratutto amore alla patria ed orgoglio di essere associata alla secolare gloria di Venezia.

E. M.



La Dalmatina usci la prima volta a Venezia nel 1763, nel tomo IX dell’edizione Pitteri, e fu ristampata l’anno stesso a Bologna (a S. Tomaso d’Aquino). Altre ristampe ebbe a Venezia stessa (Savioli, t. IX, 1773 e 1774; Zatta, cl. 3, t. VII, 1792), Torino (Guibert e Orgeas, t. IX, 1776), a Livorno (Masi, t. XXII, 1792), a Lucca (Bossignori, t. XXX, 1792) e forse altrove nel Settecento. La ristampa presente fu condotta, com’è naturale, sull’ed. Pitteri, ma si tenne pur conto delle principali edizioni posteriori.