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balich, Goldoni nel passato teatrale di Zara. Il Dalmata, Zara, 27 febbraio 1907) “Come mai quando i drammi romanzeschi andavano a cielo e i martelliani non mettevano ancora orrore ai comici e al pubblico, nessuna compagnia pensò a disseppellire a Zara quella Dalmatina che il Goldoni scrisse proprio per esaltare i ”valorosi schiavoni“, i più fedeli sudditi della Serenissima?... Ma in quel dramma manca pur troppo interamente il color locale nelle figure e nell’intreccio” (E. Maddalena, Il Teatro Nobile di Zara, La Lettura, 1 dicembre 1923, p. 899).

Di traduzioni questa tragicommedia ne ha una sola, portoghese:

Comedia nova, intitulada Os dois amantes em Africa ou A escrava venturosa, composta pelo doutor Carlos Goldoni no idioma italiano e traduzida em portuguez (Lisboa, Aquino Bulhoens, 1791), che resta testimonianza eloquente della celebrità dell’autore allora in Europa, se i traduttori non vollero ignorare neanche questa mediocre composizione. E tra le modeste fortune sue aggiungiamo ancora questo sonetto d’un arcade ravennate, il conte Fabrizio Nicolò Bezzi (1692-1776) che ammiratore entusiasta del Goldoni, ne scrisse ben novanta per altrettante sue commedie (Santi Muratori: Un arcade di buon gusto e C. G., Felix Ravenna, XXXI, 1926, p. 25 dell’estr.):

Goldon, la Dalmatina alfin l’Amante
     Cede, e ripudia; e per un traditore
     La Greca ha l’Alma in sen sempre costante;
     Ora tu dimmi: In chi più bello è il core?
Tu la gran lite metti al Mondo avante:
     Dici: Ei decida in chi sia più valore.
     Ma le più pure leggi, e le più sante
     Seguirà il Mondo in giudicar d’amore?
Cedere un core ad altro cor legato
     È dover; ma gran sforzo alle tradite
     Donne costa l’amare un core ingrato.
Quindi indecisa deh lasciam la lite:
     Perchè non abbia il mondo appassionato
     Con questa a suscitarne altre infinite.

Il Goldoni non dedicò questa come sarebbe stato naturale attendersi — e nessun’altra sua commedia a Stefano Sciugliaga; ma se l’edizione Pasquali non fosse rimasta interrotta, pensiamo che quest’onore, di cui il dalmata, così caldo amico e partigiano del Nostro, era tanto degno, non gli sarebbe mancato. La Dalmatina andò invece intitolata a Gian Francesco Pisani, per la cui elevazione a Procurator di San Marco il Goldoni in quello stesso anno (1763) compose un sonetto e tre capitoli (Componimenti diversi, cit., II. 220-232, e Spinelli, Bibliografia Goldoniana, Milano 1884, pp. 224-237). Nei quali, come sempre nei poemetti d’occasione che il Goldoni mandava da Parigi, in mezzo agli elogi del festeggiato la cui stesura doveva essere faticosa a lui come ne è oggi a noi la lettura offre in piacevole modo notizie della sua vita colà.

Quando dopo la grande guerra suonarono alte le voci nel dibattito per la contesa Dalmazia, questo dramma del Goldoni, tolto alla molta polvere sotto cui dormiva da tanto, riebbe un momento di notorietà. Già il Tom-