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LA BELLA SELVAGGIA 579
Ma perchè una selvaggia nelle follie passate

Voi ricader non faccia, meco al Brasil tornate.
Delmira. Tacqui finora attenta del vostro labbro ai detti,
Ed ammirai lo studio di mascherar gli affetti.
Perdonate, signora, la semplice richiesta:
Nelle donne d’Europa virtù chiamasi questa?
Se il fingere è virtude, le povere selvaggie
Giustamente da voi si credono men saggie.
Donn’Alba. Rispondervi non degno.
D. Alonso.   Delmira, a me volgete
Quelle luci serene, la destra omai porgete.
Delmira. Ecco a voi la mia destra, e colla destra il core.
Il ciel di me dispone, dispone il genitore;
E francamente io posso svelar quel dolce affetto,
Che la vostra bontade nascer mi fece in petto.
Senza che avesse il padre il nodo mio voluto,
Senza che da Zadir fosse il mio cuor ceduto,
Morta sarei piuttosto, che altrui dar la mia fede.
Chiesi tal dono al Cielo, e il Ciel me lo concede.
Non paventi donn’Alba, ch’altri d’amar presuma;
Fra noi più di un oggetto amar non si accostuma.
Poche virtù si apprendono fra queste selve, è vero:
Quel che da noi si stima, è l’essere sincero.
E la natura istessa in noi detta il costume
Di venerar con zelo dell’onestade il nume.
Voi che finor mi udiste, gente discreta e saggia,
Compatite gli errori di femmina selvaggia.
E il titolo di bella, che mal mi si conviene,
Donatelo al poeta, donatelo alle scene.
Titolo è a me gradito, e sospirato ogni ora,
Di serva riverente a chi mi soffre e onora.


Fine della Commedia.