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576 ATTO QUINTO
Schichirat. Questo?

D. Alonso.   Lo riconosci?
Schichirat.   Da Zadir mi fu dato.
D. Alonso. Per qual ragion?
Zadir.   T’accheta. D’uopo non vi è di lui.
Dirà Zadir istesso tutti i disegni sui.
Sì, ti volea svenato, perfido rapitore,
Che della mia tiranna mi seducesti il cuore.
D. Alonso. Dopo che dalla morte ti ho liberato io stesso,
Fosti capace, indegno, di un così nero eccesso?
Zadir. Tu mi facesti un dono molto minor del torto;
A costo della vita un’onta io non sopporto.
Ordina il mio supplizio. Si ha da morir? Si mora.
Ma tornerei potendo a far lo stesso ancora.
D. Alonso. Va a sostener l’ardire del carnefice in faccia;
Puniscasi in un tempo l’ardire e la minaccia.
Ai delinquenti appresso traggasi quest’indegno.
(accenna Schichirat
Contro quegl’infedeli si adoperi lo sdegno.
Altri agli alberi appesi, altri cadan svenati,
Altri fian dalle rupi nel mar precipitati.
Delmira. Pietà, pietà, signore. (s‘ inginocchia
Papadir.   Pietà del sangue nostro.
(Tutti i Selvaggi si gettano colla faccia per terra, eccettuato
Zadir.

Zadir. Vili, Zadir non degna seguir l’esempio vostro.
D. Alonso. (Qual spettacolo è questo novello agli occhi miri?
Non dicano i selvaggi crudeli agli Europei).
Alzati, amabil donna, sì, che pietoso io sono.
(aiuta Delmira ad alzarti
Sorgete, Americani, vi assolvo e vi perdono, (tutti si alzano
A Zadir, che superbo alla ragion non cede,
Prima d’ogni altro i ferri si traggano dal piede.
Veggasi il presontuoso errar libero e sciolto.
Con questa macchia indegna di traditore in volto.