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ATTO TERZO
Me disperato al mio dolore in preda.

Poco vivrò, ma questi pochi istanti1
Del viver mio mi struggeranno in pianto.
Vanne, crudel, che già morir mi sento.
Giustino. Padre, non lagrimar2; non darti in preda
A un estremo dolor. Non ti abbandono
Per sempre io già. Vado a pugnar; fra poco
Ritornerò. Meco alla reggia allora
Di condurti prometto.
Ergasto.   Io nella reggia?
Se non l’avessi conosciuta un tempo,
Forse da te mi lascierei sedurre.
Ah! pentito son io d’avervi spesi
Malamente i miei giorni e i più fioriti.
L’abbandonai tosto che di ragione
M’apparve il lume, nauseato e stanco
Di tanto 3 rimirar frodi 4 e rapine,
Tradimenti, lascivie, e tanti e tanti
Delitti che a pensarmi inorridisco 5.
Felice io6 fui dacchè cangiai la reggia
In questi boschi, e lo sarei pur anco,
Se tu, crudel, non mi lasciassi in tempo
Che più d’uopo ho di te.
Giustino.   Per compiacerti
Tornerò teco ad abitar le selve;
Ma lascia almen che a procurarmi io vada
Quella gloria 7 che m’offre oggi il destino.
Ergasto. Che favelli di gloria? Ah! figlio, il mondo
Non la conosce, e un idol falso adora8.
A far noi degni della vera gloria
Quanto poco ci costa! Una innocente

  1. Ms.: instanti.
  2. Ms.: lacrimar. C’è poi il punto fermo.
  3. Ms.: tante.
  4. Ms.: fraudi.
  5. Ms.: innorridisco.
  6. Ms.: t’.
  7. Ms.: Nel ms. le perole Gloria, Idolo e altre hanno l’iniziale maiuscola.
  8. Seguono nell’autografo goldoniano questi tre versi che mancano nell’ed. Zatta: Oh cecità de’ miseri mortali! — Quanto fatican più pe 'l loro danno — Di quel, che far avrian pe 'l loro bene.