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574 ATTO QUINTO
Se al dritto di natura quivi il furor si oppone,

Giust’è che si punisca sì barbara nazione.
Abbiano i men colpevoli dure catene in sorte,
E i traditori indegni sian condannati a morte.
Papadir. Ah signor, perchè mai coi miseri innocenti
Confondere vi piace gl’ingrati e i delinquenti?
Deh! con chi non vi offese, placido il cuor si mostri;
Sol di colpe fecondi non sono i terren nostri.
Credete a chi può dirlo; fra queste selve ancora
La pietà si conosce e la virtù si onora.
D. Alonso. Che pietà? che virtude? Perfidi tutti siete,
E agli animi ribaldi degna mercede avrete.

SCENA VII.

Delmira e detti.

Delmira. Signor, se perir deve tutta la patria mia,

Salva Delmira ancora di tal rigor non sia.
E se la pietà vostra meco è la stessa ancora.
Prove di tal pietade la mia innocenza implora.
Tutti siam rei, signore? di tutti il cuore è ingrato?
Ditemi di qual colpa è il seno mio macchiato?
E s’io sono innocente, perchè fra tanti e tanti
Non vi sarà del pari chi dell’onor si vanti?
E voi, senza distinguere il reo dall’innocente,
Volete una nazione trattar barbaramente?
Papadir che vi parla, pien di onestade ha il cuore;
Scarso d’ogni virtute non è il mio genitore.
E fra tant’infelici, più assai che delinquenti,
Signor, ve lo protesto, vi son degl’innocenti.
D. Alonso. Delmira, fra coloro che innocenti vantate,
Dite, perchè Zadir ancor non nominate?
Delmira. In favor della patria solo pregar mi lice;
Contro di chi vi offese, non fo l’accusatrice.