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570 ATTO QUINTO
Mi addormentai sì forte, di quel buon vin ripieno...

Ma! chi mi ha qui condotto a dormir sul terreno?
Io so che allora quando l’ultimo vin bevea,
Stava in luogo serrato, coperto all’europea.
Mi sdraiai sulle tavole, non sul terren bagnato.
Questo senz’altro è un sogno. Io sono addormentato.
Seguitiamo a dormire. Quando mi sveglierò,
Spero che la mia barba al mento io troverò.
Ma quando che si dorme, ragionasi così?
Sì, la notte si sogna quel ch’è passato il dì.
Ma non siamo di notte; veggo cogli occhi il sole,
Alzo la voce e sento il suon delle parole.
Veggo l’erbe e le piante, conosco ove mi trovo;
Dunque non dormo; eppure la barba io non ritrovo.
Barba mia, ti ho perduto. Ah che arrossirmi io sento!
Dovrò farmi vedere senza la barba al mento?
I nostri Americani di ciò cosa diranno?
Le donne insolentissime di me si burleranno.
Schichirat senza barba! Ma che disgrazia è questa?
Prima che senza barba, ah foss’io senza testa!
Sui monti infra le selve nascondermi vogl’io.
Più non mi vegga alcuno. Mondo, per sempre addio:
Addio, vin preziosissimo; perduto il caro pegno.
Con questa macchia in volto sono di bere indegno.
Ma se di tal bevanda mi ha il mio destin privato,
Acqua non vo’ più bevere, vo’ morir assetato.
Ah, innanzi di morire colei trovassi almeno
Che mi tolse la barba! Vorrei ferirle il seno.
Sì, sì, con questo ferro... Ma dove il ferro è andato?
Ah strega maledetta! questo ancor mi ha levato.
Ma colle man, colle ugne irato e furibondo...
Ah! che di qua vien gente; oimè, dove m’ascondo?
Dalla vergona estrema inorridir mi sento:
Procurerò alla meglio di ricoprire il mento.
(Straccia un pezzo del suo farsetto di pelle, e si copre il mento