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LA BELLA SELVAGGIA 565
Delmira. Come potrei negarlo a chi cortese è meco?

Non è il mio cuor sì barbaro, non è il mio amor sì cieco.
Se il padre mio l’accorda, se Zadir l’acconsente,
Voi del mio cuor potete dispor liberamente.
D. Alonso. Vediam, se penetrati da’ benefìzi e doni,
Avran cuor di negarmi le mie consolazioni.
Confessano la vita dono di mia pietà:
Ora per cenno mio godran la libertà.
Se aman le selve loro, potran goderne in pace,
Miglioreran destino, se altro destin lor piace.
Camur, finché natura prolunga i giorni suoi,
Se vuo] goder la figlia, vivrà presso di voi.
Zadir mi sarà amico; render potrà felici
Nella sua patria ei stesso i congiunti e gli amici.
Altro da lor non chiedo, per premio al mio favore,
Che la man di Delmira, che di Delmira il cuore.
Venga Zadir, si ascolti. Venga Camur anch’esso.
Avrò coraggio in petto per superar me stesso.
Olàl

SCENA XII.

Rosina, Piccarino e detti.

D. Alonso.   Voi che volete? (a Rosina

Rosina.   Signore, ho da narrarvi
Cosa d’alta importanza; ma sola i’ vo’ parlarvi.
D. Alonso. Attendete (a Rosina): sian tosto dai ceppi liberati
E Camur e Zadir, e in libertà lasciati. (a Piccarino
Niuno ardisca insultarli...
Rosina.   Signor, che cosa fate?
Prima di liberarli...
D. Alonso. (A Rosina) In ciò come c’entrate?
Rosina. C’entro, perchè mi preme la vostra vita assai;
Vi ho cercato finora, e a tempo or vi trovai.