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558 ATTO QUARTO
Schichirat.   Vorrei e non vorrei...

Rosina. Narrami.
Schichirat.   Ad una donna non dico i fatti miei.
Rosina. Che sì, che l’indovino?
Schichirat.   Se l’indovini, il dico.
Rosina. Della nostra nazione sei ancora inimico.
Schichirat. Io nemico di quelli che han sì preziosi vini?
No, no, per questa volta affé non l’indovini.
Alonso ha del buon vino, Alonso è un uom valente.
Vuol Zadir ch’io l’ammazzi? No, non farà niente.
Rosina. Dunque Zadir è quello che vuol d’Alonso il petto
Da Schichirat ferito?
Schichirat.   Come! chi te l’ha detto?
Rosina. Lo so; vedi s’io sono una brava indovina.
Schichirat. Vado a dormire: ho sonno. Buona notte, Rosina.
Rosina. Fermati, e già che vedi che tutto è a me palese,
Dimmi, come Zadir tal cosa a te richiese?
Schichirat. Te lo dirò; ma bada, non lo dir a nessuno.
Rosina. Non dubitar.
Schichirat.   Vien gente? (osserva intorno traballando
Rosina.   No, non si sente alcuno.
Schichirat. Mi ha chiamato Zadir... Camur era con lui.
Mi ha detto... me l’ha detto Zadir cogli occhi sui.
Io col vin nella mano... col vin nella bottiglia...
Sentito ho che dicevano: è mia sposa, è mia figlia.
Quello parla, ed io bevo, e bevo allegramente.
E il vino, quando à buono, mi piace estremamente.
(traballando mezzo insonnato
Rosina. Ma chi ti diè quel ferro?
Schichirat.   Il ferro... me l’ha dato...
Ed io con questo ferro mi sono ubbriacato.
Ma ho da ammazzare Alonso. Alonso poverino...
Ha da buttare il sangue come un boccal di vino.
Rosina. E averai tanto cuore?
Schichirat.   Se ho cor? innanzi notte