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LA BELLA SELVAGGIA 545
Andò per incontrarla il suo germano istesso.

Ecco il perchè lontano l’illustre cavaliere
Nella recente pugna non fece il suo dovere.
D. Ximene. Come! di tale arrivo nessun seppe avvisarmi?
Delmira. Forse l’avrà impedito lo strepito dell’armi.
D. Ximene. Questa di don Alonso è un’invenzion, lo vedo.
Donn’Alba a queste selve sì prossima non credo.
Ei seduce in secreto il vostro cuor restio,
Ma i scherni e le ripulse soffrir più non vogl’io.
Vi offro titoli e gradi, vi offro rispetto e amore.
Con chi d’amor si abusa, adoprerò il rigore.
Delmira. Meco tali minaccie?
D. Ximene.   Con voi, con tutto il mondo.
Delmira. Per quel che a me s’aspetta, signor, io vi rispondo,
Che libera son nata, che morte io non pavento,
Che vostra in nessun grado d’essere non consento.
Le nozze mi esibite sotto mentita insegna.
La vergognosa azione di un onest’uomo è indegna.
Se l’amor vi trasporta ad esibirmi un nodo,
Sciogliere il primo laccio per mia cagion non lodo.
E se di fè mancate a chi promesso avete,
Con simile incostanza meco mancar potrete.
Io serbo a un infelice dell’amor mio l’impegno.
Colla mia fede istessa a non mancar v’insegno.
E se tradir vi piace, e se mancar siet’uso,
Un così tristo esempio di seguitar ricuso.
Nata io son fra le selve, voi nato in bel terreno;
Ma l’onor, la virtude da voi s’apprezza meno.
Voi della patria vostra poco amate il decoro;
Io la virtude apprezzo, e la mia patria onoro.
D. Ximene. Fra il signore e la schiava è vano il paragone.
Comando, e nel volere riposta ho la ragione.
Cedete all’amor mio, dalla bontà pregata,
O rivedrovvi io stesso a cedere forzata.
Delmira. E chi avrà tal potere di violentarmi il core?