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536 ATTO SECONDO
Per evitar del cuore la prossima rovina.

Obbedisci al mio cenno, unica e cara prole,
Te lo comanda il padre, te lo comanda il Sole.
Delmira. Lo sai, se obbediente m’ebber tuoi cenni ognora.
Pronta son ciecamente ad obbedirti1 ancora.
Ma della fuga, o padre, tu ti lusinghi invano.
L’arme degli stranieri coprono il monte e il piano.
Camur. Stuolo di Americani abbiam noi ragunato;
Fra gli alberi più folti lo stuolo è rimpiattato.
Voglion 2 tentare un colpo in questa terra oppressa,
O liberar la patria, oppur morir per essa.
Nel tempo della pugna noi prenderem la via.
Vo’ a costo della vita salvar la vita mia.
Cuor non ho di vederti fra barbare persone
A perdere forzata l’onor della nazione.
Delmira. Credimi, padre mio, la libertà perfetta
Mi lascian di seguire quello che il cuor mi detta.
Non paventar; son fida a te, alla patria, al nume.
Camur. No, no, senza avvedersene, si abbraccia il rio costume.
Devi obbedir, o figlia, se il genitor ti guida.
E se obbedir ricusi, ti riconosco infida.
Delmira. Misera me!
Camur.   Vien meco.
Delmira.   Padre, noi siam perduti.
Camur. Volgi le luci al nume, e il suo poter ci aiuti.
Delmira. Pensaci.
Camur.   Ho già pensato.
Delmira.   Signor...
Camur.   Diventa orgoglio
La resistenza ingrata. Così comando e voglio.
Delmira. (Obbedire mi è forza al genitor che impone.
Sia di me, sia del padre, quello che il Ciel dispone.
Che dirà don Alonso della mia fuga ingrata?

  1. Nell’ed. Zatta: ubbidisci, ubbidiente, ubbidirti ecc.
  2. Ed. Zatta: Vogliam.