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LA BELLA SELVAGGIA 531
Queste massime indegne m’ingombrano d’orrore.

Per pietà, don Alonso, salvate il mio decoro.
(a don Alonso
Da un’anima bennata la mia salvezza imploro.
D. Alonso. Sull’onor mio fidate; non soffrirete oltraggio.
Mio nemico si rende chi serba un cor malvaggio.
D. Ximene. Se di me v’intendete, con voi saprò spiegarmi;
La vostra inimicizia non giunge a spaventarmi.
Di rendervi risposta questo non parmi il loco.
Ci rivedrem, signore, ci rivedrem fra poco. parte

SCENA VI.

Delmira e Don Alonso; poi Piccarino.

Delmira. Per me non vi esponete a quella destra ardita.

Toglietemi piuttosto, toglietemi la vita.
Se la cagion funesta son io dei vostri sdegni,
Cessin col sangue mio del perfido i disegni.
D. Alonso. No, di lui non pavento. Fummo compagni, è vero;
Ma in mio potere ho il modo di moderar l’altero.
Bastami un cenno solo per castigar l’insano.
Il supremo comando, quand’io lo voglia, ho in mano.
L’obbligo che mi corre in ver le vostre genti,
Vuole che la mia vita per or non si cimenti.
Se là donde partimmo, vuol il destin ch’io vada,
Rispondere agl’insulti saprò colla mia spada;
E i torti alla germana ch’esser dee sua consorte,
Dovrà quel mancatore pagar colla sua morte.
Bella, non vi affliggete, rasserenate il core:
Voi avete in Alonso il vostro difensore.
Delmira. A voi mi raccomando, in voi solo confido.
Piccarino. Signor, giunta è una nave non lungi a questo lido,
Carca di provvigioni1; col palischermo a noi

  1. Ed. Pitteri: provigioni.