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526 ATTO SECONDO

SCENA II.

Rosina sola.

L’unico mio diletto è il cercar d’ottenere

Quello che di concedere taluno ha dispiacere.
Costui che della barba mostra tanto diletto.
Voglio che se la veda tagliata a suo dispetto.
Non li posso vedere questi uomini barbati.
I giovani mi piacciono e politi e lisciati.
Costui non mi dispiace, parmi bellino in faccia.
Ma il viso gli deforma quell’orrida barbaccia.
Tagliandogli la barba, veder vo’ se m’inganno.
S’egli se ne ha per male, se se ne duol, suo danno.

SCENA III.

Delmira e detta.

Delmira. Donna, a te don Alonso per bocca mia comanda,

Ch’entrare si conceda a ognun che mi domanda;
Ai congiunti 1, agli amici, sopra della mia fede
Dal cavalier gentile parlar mi si concede.
Rosina. Donna, a te si comanda! che favellare è questo?
Vi han fatto queste vesti insuperbir sì presto?
Donna a me? son fanciulla. Col tu non si ragiona.
Ho in governo la casa, e son quasi padrona.
Delmira. Il tu famigliarmente costumasi fra noi;
Se di ciò vi offendete, vi parlerò col voi.
Rosina. Via, del voi mi contento; però non crederei,
Che faceste fatica adoperando il lei.
Delmira. Amica, in queste selve, dove sortii la culla.
Questi titoli vani si reputan per nulla.
Non sta nelle parole la stima ed il rispetto.

  1. Ed. Pitteri: congionti.