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522 ATTO SECONDO
Han fatta prestamente questa casa di legno.

E il nome dei demoni se risaper tu brami.
Altri fabbri si chiamano, ed altri falegnami.
Schichirat. Dunque, per quel ch’io sento, siete stregoni.
Rosina.   Stolto,
Tu sei nato alle selve, nell’ignoranza involto.
Teco scherzar intesi nel dir che opere tali
Sono per noi costrutte dai spiriti infernali.
Noi abbiam nelle navi le tavole portate:
Uomini come voi le stanze han fabbricate.
Poi coll’andar del tempo vedransi in questo loco
Gli alberghi colle pietre formare a poco a poco.
Le tavole non vedi dai mobili adornate?
Quelle si chiaman sedie per riposarci usate.
Quadri, specchi, comici son tutti adornamenti,
Che soglion per diletto usar le nostre genti.
Gli artefici fra noi fan tutti il lor dovere.
Tu pur, se vuoi mangiare, farai qualche mestiere.
Zadir. Che mestier vuoi ch’io faccia, se non ne sono usato?
Finor senza far nulla, benissimo ho mangiato.
L’erbe, i frutti, le piante son le delizie mie:
Mangiar io non mi curo le vostre porcherie.
Mi piacciono le carni fresche di bel colore,
Voi le mettete al foco a perdere il sapore.
Solamente una cosa da noi non praticata:
Piacemi estremamente e parmi delicata.
Quel che vino chiamate. Ieri ne ho tracannato 1
Quattro vasi ricolmi, e poi mi ho addormentato.
Che bel piacer quand’uno qualche dolor si sente,
Colla bevanda in corpo dormir sì dolcemente!
Non ho provato al mondo più amabile diletto.
Il vin rallegra i spiriti, il vin riscalda il petto.
Se altro voi non aveste di buon che il solo vino.
Sol per questa cagione vi venero e v’inchino.

  1. Ed. Pitteri: traccannato.