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A SUA ECCELLENZA

LA SIGNORA

CATTERINA DOLFIN

TIEPOLO1.

S

ICCOME le cose, ancora piacevoli, a tutti egualmente non piacciono, anzi per lo contrario, vedesi il più delle volte prendere alcuno motivo di divertirsi da ciò che recherebbe ad altri noja o dispetto, io che fo studio e profession di piacere, cerco adattarmi quanto più posso ai varj genj delle persone, ed ho guadagnato assaissimo quando mi riesca d’indovinarlo. Alcune si danno, alcuni temperamenti o sistemi, che mettono in disperazione chi si affatica per rilevare di essi il fondo. Oggi ti rappresentano un carattere, domani un altro. Ora vedi quel tale alle cose serie inclinato; tantosto alle più ridicole trasportato, e per guadagnare qualche cosa su tali animi stravaganti, conviene indovinare il pianeta che domina in quel tal tempo, ed è più fortuna che merito il compiacerli. Quando ebbi l’onor di conoscere l'E. V., parvemi di ritrovare in Lei qualche cosa di estraordinario nel modo di pensare, e nella maniera di esprimersi. Perdoni la sincera mia confessione; dubitai da principio se fossero passaggieri o costanti i tratti di spirito maturo e sodo, che le sentiva uscire dal labbro. Avvezzo ad essere dalle apparenze ingannato, con tanti esempi poco onorevoli sotto gli occhi, e da tante voci stordito, che esclamano contro al costume, merito qualche scusa, ed Ella non si può offendere del modo libero con cui favello. Non ardirei di così parlare con chi meno avesse

  1. La predente lettera di dedica uscì in testa alla Bella Selvaggia nella prima stampa della commedia, cioè nel tomo VII del Nuovo Teatro Comico dell’Avv. Carlo Goldoni ecc., edito a Venezia, presso F. Pitteri, nel 1761, benché fin dal ’59 approvato dai revisori.