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488 ATTO QUINTO


SCENA VI.

Al suono di vari strumenti vengono da un lato le Guardie Reali con apparato festoso, indi Scacch Bey, che aperto ed appoggiato alla fronte porta il Firman, cioè il decreto reale, e dall’altro lato entrano i Servi e le Guardie di Machmut. Entrando il Bey col Firman, tulli s’inchinano colla mano alla fronte.

Scacch Bey. Del grande, alto, possente, sacro monarca invitto

Ecco in favor di Osmano, ecco il Firman soscritto.
Bacialo, Machmut.
Machmut. (Lo bacia) Alle mie mani il rendi.
Scacch Bey. Offri le borse in cambio, che promettesti.
Machmut.   Attendi.
Olà, sia collo stesso festevole decoro,
Tratto da quelle stanze a’ cenni miei quell’oro.
(Tutte le Guardie Reali coll’accompagnamento ed i Servi e le guardie di Machmut entrano nelle stanze additate, e nel medesimo tempo escono da un’altra parte con vari bacili d’oro, sempre al suono di giulivi strumenti.
Machmut. Inchinatevi all’oro, che uscir dee dal mio tetto,
Ecco di grazie il fonte, portategli rispetto.
Che se la man reale diè la vita ad Osmano,
L’oro ha il poter di muovere ancor la regia mano.
Prendi, Bey, quel prezzo, che alla pietade alletta.
Scacch Bey. Prendi il Firman, e taci; qua il prigioniero aspetta.
(Al suono de’ solili strumenti parie il Bey, preceduto dal seguito e dai Servi di Machmut coi bacili dell’oro.

SCENA VII.

Machmut, Tamas, Alì; poi Fatima.

Fatima. Signor, se al genitore la grazia è già concessa.

Permettimi che vada ad incontrarlo io stessa.
Lascia che più serene siano di Osman le ciglia,