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478 | ATTO QUARTO |
SCENA X.
Machmut, Ircana, Fatima, Tamas, Alì e Vajassa.
Machmut. Tutto ti sia concesso.
Vajassa. Ditemi quel che avete parlato in fino adesso.
Machmut. Non intendesti?
Vajassa. Che?
Machmut. Soverchio è il tuo difetto.
Vajassa. Cosa dite?
Machmut. Domani vattene dal mio tetto.
Vajassa. Ho capito. Il congresso si è fatto in grazia mia:
Non me n’importa niente, domani anderò via.
Se altri servir non posso, sorda qual son così,
Andrò a servir i muti in corte del Sofì. parte
Machmut. Ecco il Bey, mi aspetto sia nella grazia offerta
Dal vel della clemenza l’avidità coperta.
Alzar tutti dobbiamo, usar dobbiam rispetto
A chi del signor nostro porta il gran nome in petto.
(si alzano
SCENA XI.
Scacch Bey e detti.
Il Sofì della Persia, Re di pietà fecondo.
Figlio del Sol lucente, prole di semidei,
Consolator de’ giusti, sterminator dei rei,
Me suo ministro umile, scelto tra servi suoi,
Manda di sua clemenza apportatore a voi.
(Tutti odono queste parole col capo chino, colla mano alla fronte.