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476 ATTO QUARTO
Per insultar un padre, per involargli un figlio?

Ferri, veleni e stragi, tutto volgesti1 in mente,
Contro chi ben ti ha fatto, femmina sconoscente!
Ecco l’illustre donna, ecco la sventurata, (verso Fatima
Sposa per te tradita, da 2 sposo abbandonata.
Ella per te ad Osmano chiese il perdon col pianto;
Ella al cuor mio pietosa feo l’amoroso incanto.
Ed or vedila come soffre l’insulto in pace;
Mira d’altrui lo sposo, e non si lagna, e tace.
Fatima, se tu taci, parla per te il mio cuore.
Se ti lasciò il mio figlio, non ti lasciò il mio amore.
Caro Alì generoso, da cui virtù s’impara,
Questa a te raccomando figlia onorata e cara.
Tua sarà quella dote, che ha il padre a lei concessa,
Ma la maggior sua dote è la virtude istessa.
Tanto però non basta all’amor mio sincero;
Più per costei si faccia degnissima d’impero.
Parte de’ beni miei già le concessi in dono.
Uso del don si faccia, Tamas, padron ne sono.
Pur dell’amor in segno, con cui tratto un mio figlio,
Prima di usarne il dritto, chiedo da te il consiglio.
Freme in carcere Osmano; lui dalle regie porte
Trasporterà il delitto nella gran piazza a morte.
Muore in Osmano il padre di questa a cui dobbiamo.
Figlio, la stessa vita, che ambidue respiriamo.
Te da colei difese, che ti voleva estinto,
Salvò dall’inimico me disarmato e vinto.
Pietà del padre suo, pietà per lei ne chiede.
A chi ha con noi tal merto, si può negar mercede?
No, che in te non prevedo d’ingrato cor la taccia.
Facciasi ciò che sento. Sì, figlio mio, si faccia.
Comprisi la sua vita, comprisi ad ogni prezzo:
Chèi il Persian Divano vender le grazie è avvezzo.

  1. Ed. Pitteri: vogliesti.
  2. Così nel testo, forse per errore, invece di dal.