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IRCANA IN ISPAAN 445
Dammi una spada. Io stessa, di cento spade a fronte,

T’insegnerò la via di vendicar nostr’onte.
E se il valor non basta, e se perir bisogna,
La morte è minor male, che il torto e la vergogna.
Tamas, o vieni meco ad assalire Osmano,
O attenderlo vilmente meco tu speri in vano.
Sì, là esporromi al campo, sola d’Osmano al piede;
Cadrò vittima ardita del mio amor, di mia fede.
O disarmar l’audace saprò donna orgogliosa,
O morirò fra l‘armi, ma morirò tua sposa.
Tamas. Non cimentarti, Ircana, non incontrar ruine.
Sei coraggiosa e forte; ma sei femmina alfine.
Ircana. Femmina sono, è vero, mancar mi può il valore,
Ma tal son io, che in petto più di te forte ha il cuore.
Se non vedermi esposta vuoi sola al furor cieco,
Vieni col ferro in mano, vieni a pugnar tu meco.
Fa che gli amici armati, a trepidar non usi,
Restar fra queste soglie non veggansi rinchiusi.
Esci di loro a fronte; io sarò teco al lato 1.
Tremi di noi quell’empio barbaramente armato.
Spada a spada si opponga, destra si opponga a destra:
Esser suol nei perigli disperazion maestra.
Attenderlo qua dentro è di viltade un segno:
Le leggi, chi non opra, attenda dal suo sdegno.
O vincere, o morire mi alletta e mi consola:
O vieni a pugnar meco, o vado a morir sola. parte
Tamas. No, non morrai tu sola, donna sublime e forte:
A vincer verrò teco, o teco incontro a morte.
Fammi arrossir quel labbro, fammi arrossir quel core.
Mi anima il suo coraggio. Forza darammi amore, parte


Fine dell’Atto Secondo.



  1. Nelle edizioni Savioli, Zatta ecc.: a lato.