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440 ATTO SECONDO
Lisca. (È sorda, e non vuol esserlo). Ci parlerem dappoi1.

forte
Vajassa. Ci parlerem, v’ho inteso, quando vorrete voi.
Lisca. Vi riverisco intanto.
Vajassa.   Che cosa?
Lisca.   Riverente.
Vajassa. Voi avete una voce che non capisco niente.
Lisca. Dico che vi saluto. (forte
Vajassa.   E sol per salutarmi,
Bisogno c’era dunque di tanto incomodarmi?
Anche nelle parole io voglio economia.
Quando che si saluta, s’inchina, e si va via.
Lisca. (S’inchina.
(Mi fa crepar di ridere la vecchia sgangherata). (parte

SCENA VII.

Vajassa, poi Fatima ed Ircana.

Vajassa. Al mover della bocca mi par m’abbia burlata;

Affé, se me ne accorgo, farò quel che far soglio.
Son sorda, sì, son sorda, ma esserlo non voglio.
Fatima. (La novella custode render mi voglio amica).
Ircana. Vo’ prevenir la vecchia... Stelle! la mia nemica!)
(vedendo Fatima
Fatima. (Ircana qui? mi assale un tremore improvviso).
Ircana. (Sento accendermi il sangue nel rimirarla in viso).
Vajassa. (Non si degnan costoro far meco il lor dovere?)
Fatima. (Temo il parlar funesto, parmi viltà il tacere).
Ircana. (Non vuo’ mostrar partendo timor de’ sdegni suoi).
Vajassa. Via, quel che l’altre han fatto, fate con me anche voi.
(a Fatima ed Ircana
Ircana. (Non ho cor di mirarla).
(guardando un poco Fatima, indi voltandosi con ismania

  1. Ed. Pitteri: dapoi.