Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
436 | ATTO SECONDO |
Se mormorar vorranno... l’occhio terrò attentissimo.
E se parleran piano, le sentirò benissimo.
Machmut. Credo di no.
Vajassa. Che ha detto? (a Bulganzar
Bulganzar. Che non gli par.
Vajassa. Che dici?
Bulganzar. Che sei sorda. forte
Vajassa. Va, pazzo; ho due orecchie felici.
Machmut. Fin che troviam di meglio, costei resti all’uffizio.
(a Bulganzar
Vajassa. Cosa dice? (a Bulganzar
Bulganzar. Ti ferma custode al suo servizio, forte
Vajassa. Sì, signor, per servizio anch’io la grazia accetto,
E della mia custodia vedrete il buon effetto.
Non lascierò venire nessun, fin ch’io ci sono:
Tu pur ti farò stare lontan, poco di buono;
(a Bulganzar
Perchè voi altri eunuchi, se altro mal non ci fate,
L’odore di bestiaccia là dentro ci portate.
Machmut. Sien da costei per ora le donne custodite;
Di te per cenno mio di ciò sieno avvertite.
(a Bulganzar
Di sordità il difetto soffribile è in costei,
Se abilità s’accoppia, e fedeltade in lei. parte
SCENA III.
Vajassa e Bulganzar.
Vajassa. Ho capito.
Bulganzar. Anderà ben così? forte
Vajassa. (Non ho inteso parola). Io crederei di ri.
Bulganzar. Vado ad unir le donne, che son fra queste porte
Sparse di qua e di là.