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430 ATTO PRIMO
Ircana.   Signore, (arrestandolo

Giunge1 il figliuolo estinto a impietosirti il core?
Morto lo piangi, e in vita d’odio nutristi il vanto?
Machmut. Ah! non credea che il perderlo mi avesse a costar tanto.
Lasciami andar.
Ircana.   Ti arresta; gente pietosa accorse
All’infelice appresso 2, della sua vita in forse.
Machmut. Morto non è?
Ircana.   No, ancora a palpitar lo vidi.
Ma se ti mira e trema, col suo timor l’uccidi.
Rustica man con l’erbe lascia che a vita il renda,
E della cura il fine dal nostro cor si attenda.
Machmut. Deh, al genitore il figlio pietoso Ciel ridoni.
Ircana. Se lo rivedi in vita, signor, di’, gli perdoni?
Machmut. Sì, l’amor mio mel chiede.
Ircana.   Spera che il Ciel pietoso
Ricompensar non lasci quest’amor generoso.
Prendi il duol che provasti qual pena al tuo rigore.
La gioia inaspettata premio sia deti’ amore.
Machmut. Che a rivederlo almeno vada tra fronda e fronda...
Ircana. Odi, pria di vederlo, ed il tuo cuor risponda.
Se gli perdoni, e teco lo guidi alle tue porte,
Che sarà poi di questa sua misera consorte?
Machmut. Fa ch’egli viva, e spera.
Ircana.   Sì, Machmut pietoso,
Spero nel cuor d’un padre benefico, amoroso.
Parmi veder fra l’omhre 3 di quelle piante... è desso:
Tamas, Tamas, deh vieni al genitore appresso 4.
(ichiamandolo
Eccolo ch’egli vive, il Cielo a te il ridona, (a Machmut
Tamas ritorna in vita. Il padre a noi perdona.

  1. Ed. Zatta: giugne.
  2. Così Sarvioli e Zatta; nelle edd, Pitteri e Pasquali è stampato: oppresso.
  3. Ed. Pitteri: frall’ombre.
  4. Nelle edd. Pitteri e Pasquali: oppresso.