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424 ATTO PRIMO
Ibraima. Penciamoci un po’ bene, e giudichiam dappoi 1.

Se fossimo in tal caso, che si faria da noi?
Se in luogo d’esser schiave, fossimo noi le spose,
D’una rivale amata non saremmo gelose?
Lisca. Che fareste voi, Zama?
Zama.   Lisca, voi che fareste?
Lisca. Lo stesso anch’io direi; voi lo stesso direste.

SCENA V.

Bulganzar e dette.

Bulganzar. Posso venir?

Ibraima.   Sì, vieni.
Lisca.   Vien, Bulganzar garbato.
Zama. Racconta qualche cosa.
Ibraima.   Narraci quel ch’è stato.
Bulganzar. Che volete ch’io narri? Questa è la conclusione:
Ircana finalmente consorte è del padrone.
Ibraima. Eccole tutte due contente in un sol dì.
Una sposato ha Tamas, l’altra ha sposato Alì.
Bulganzar. Parvi che sien contente ai lor mariti appresso;
Ma le disgrazie loro hanno principio adesso.
Ircana che ha ottenuto quel che ottener volea,
Irata, come prima, veduto ho che fremea.
Lo sa che in questa casa venir le fu interdetto;
Sa che Fatima ancora dimora in questo tetto.
Gettarsi ella vorrebbe del suocero alle piante;
Ma ancor le dà sospetto di Fatima il sembiante;
Ed ha che la tormentano, senza ascoltar ragione,
La gelosia da un lato, dall’altro l’ambizione.
Zama. Prego il Ciel che non torni.
Lisca.   Or sì, s’ella vi viene
Col nome di padrona, con lei si starà bene!

  1. Ed. Pitteri: dapoi.