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medesimo: viene l’Illustre Dama a felicitare la nostra Patria, e potrò forse agevolmente accostarmi a Lei davvicino, e conseguire il bene desiderato. Non m’ingannò la speranza. Cercai la permissione di poter a Lei presentarmi, e con mìa estrema consolazione trovai il di Lei animo benignamente in favor mio prevenuto; e assicurato ch’Ella delle Opere mie compiacevasi, mi lusingai di esser io stesso dalla protezione sua decorato. Giunto il giorno per me felice, in cui ebbi l’onore la prima volta d’inchinarmi all’E. V., conobbi da me medesimo quanto giustamente la Fama empie il mondo delle ammirabili qualità che l’adomano; poiché la pratica che ho del mondo, e l’uso fatto per abito e per mestiere, rade volte m’inganna. Trovai nell’E. V. una dolcezza e affabilità di contegno, che nell’atto medesimo attrae l’animo di chi la tratta, e gl’infonde ammirazione e rispetto. I suoi ragionamenti senza affettazione eruditi, e le sue massime pronunziate col cuore, mostrano la chiarezza del suo intelletto, e la moderata opinione1 di se medesima, cose in vero pregievolissime, e non sì spesso in una persona sola accoppiate. Due caratteri sono assai da compiangere: l’ignorante ed il prosontuoso. Il primo desta la compassione, il secondo il dispregio. Chi non sa per povertà d’intelletto, trova nella natura ingrata la scusa, ma chi sa, ed invanisce, perde il merito del sapere, e la volontaria colpa lo aggrava; e siccome ingiusti sono coloro che oltraggiano gl’ignoranti, resi tali o dalla macchina sconcertata, o dalla educazione infelice, così vili e adulatori son quelli che soffrono l’alterigia2 di chi dell’intelletto e delle cognizioni acquistate abusa con vanità ed orgoglio. De’ due caratteri, che ho accennati, il primo è inutile alla società; ma il secondo è incomodo e fastidioso. Si può facilmente soffrire mo stolido; ma non si può senza sdegno tollerare un altero: e siccome l’immagine più odiosa sopra la terra è quella dell’ignorante e superbo, non vi è la più amabile oltre quella del dotto ed umile. Tale è l’E. V. Nè io qui intendo confondere coll’adulazione la lode, spendendo il termine di dottrina per quello che commemente risuona. La scienza del

  1. Nel testo: oppinione.
  2. Nel testo: alteriggia.