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IRCANA IN JULFA 395
Tamas, a me qual torni? Posso esser tua? Sei mio?

Tamas. Alì, mio fido amico, mi fe’ sperar...
Ircana.   M’è noto
Quanto Alì ci lusinga: questo non è il mio voto.
Le speranze d’Alì sono lontane ancora:
Quando risponda il fatto, vanne, ritorna allora.
Tamas. Sempre sarai sì cruda?
Ircana.   Sarò qual esser soglio.
È il rigor, che in me vedi, giustizia, e non orgoglio.
Fatima in me non abbia una rivale. In lei
Una rival non abbiano per te gli affetti miei.
Tamas. Per sciogliere, mia vita, della mia sposa il nodo,
Dimmi, che far poss’io?
Ircana.   Non suggerisco il modo.
Tamas. Nel cor del fido Alì, deh non si speri invano.
Ircana. Sperisi, ma frattanto vanne da me lontano.
Tamas. Stelle, qual sarà il fine di noi, di nostra sorte?
Ircana. Ircana ha già fissato: o il tuo cuore, o la morte.
Tamas. Ecco il mio cor.
Ircana.   Legato di possederlo io sdegno.
Tamas. Scioglilo tu col ferro, rendilo di te degno.
Ircana. Farlo saprei: coraggio avrei d’aprirti il petto,
Se in braccio alla rivale tornassi a mio dispetto.
E tu lo sai, se il colpo vibrai alla tua vita,
Allor che teco vidi la nuova sposa unita.
Amor a tali eccessi porta l’anime altere,
Soffrir torti non sanno le femmine sincere.
Fatima, che col pianto la tolleranza insegna,
Rendesi d’amor vero, e di rispetto indegna.
Tamas. Non l’insultar, meschina.
Ircana.   L’ami tu ancor?
Tamas.   Non l’amo;
Ma l’onor suo difendere, per quanto posso, i’ bramo.
Due volte l’infelice, scordar ah non poss’io,
Contro te, contro Osmano, difese il viver mio.